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发表于 2011-11-17 20:51:41 | 看全部 |阅读模式

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《罗密欧与朱丽叶》通过波澜起伏的戏剧冲突,众多性格鲜明的人物形象,优美抒情的人物语言,描绘了一场惊心动魄的爱情悲剧。男女主人公出生在两个世代为仇的封建家族,他们在偶然的相会中一见倾心,却根本不可能结合。他们求助于劳伦斯神父,神父同情和理解他们,秘密给他们举行了婚礼。但封建家长凯普莱特却要把女儿朱丽叶许配给少年贵族帕里斯,并强令马上成婚。朱丽叶再一次求助于劳伦斯,神父赠以安眠药让她假死过去,以躲过这场劫难。罗密欧则因在格斗中杀死了凯普莱特夫人的内侄提伯尔特而受到了放逐曼多亚的惩罚。罗密欧得到妻子的死讯,悲痛万分,抱了以死殉情的决心连夜返回维洛那,在朱丽叶的身边服毒自杀。从昏迷中醒来的朱丽叶见丈夫已死,也饮毒、自刎死去。罗、朱的悲惨结局使双方的家长看到了世仇的惨重代价,在亲王的主持下言归于好。从这个故事梗概中可以看出,凯普莱特和蒙太古两位封建家长,代表了陈腐没落的封建思想和传统,他们心胸狭窄、武断专横,无视青年人的自由和爱情,酿成了家族之间的仇恨和冲突,给所在的城市带来了动乱,又自食其果失掉了自己的儿女。而罗密欧与朱丽叶,则代表了一种新的人文主义思想,他们同封建思想和传统作着勇敢、机智的斗争,尽管斗争的结局是一场悲剧,但换来的却是人文主义精神的胜利和弘扬,我们在悲剧中感受到的是莎士比亚那澎湃的激情、高昂的斗志和崇高的理想。
罗密欧与朱丽叶的生死恋情,真是惊天地而泣鬼神。这种纯洁、高尚、悲壮的爱情,使无数世俗的爱情显得黯然失色。
他们悲惨吗?也许是的,因为他们没能相守到老,而是红颜英年早逝,也许不是,因为他们寻到了最后属于自己的另一半。
一个美好故事的结局,通常都以喜剧告终,读者看了固然高兴,可看过以后过几天就会被遗忘。一个故事如果以悲剧结尾,那它一定会在读者心里留下点什么,或是遗憾,或是可惜,让读者反复咀嚼,思考。人都是追求完美的。与此同时,人们也赞颂残缺之美,这似乎很矛盾,但又不似乎不矛盾。


(哪位高手翻译一下!非常谢谢啊~~)

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发表于 2011-11-17 20:55:54 | 看全部
楼主不是不帮你啊  实在太多了 而且需要在这方面的专业翻译啊  建议你自己找个意大利语版本的罗密欧与茱丽叶
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 楼主| 发表于 2011-11-17 21:06:55 | 看全部
ARIA521 发表于 2011-11-17 19:55
楼主不是不帮你啊  实在太多了 而且需要在这方面的专业翻译啊  建议你自己找个意大利语版本的罗密欧与茱丽 ...

呜呜 见死不救啊。。。
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发表于 2011-11-17 21:10:19 | 看全部
ぺ薇,彩づ 发表于 2011-11-17 20:06
呜呜 见死不救啊。。。

是你 说的 太轻松了   
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发表于 2011-11-18 01:13:44 | 看全部
本帖最后由 蝴蝶效应 于 2011-11-18 01:14 编辑
ぺ薇,彩づ 发表于 2011-11-17 21:06
呜呜 见死不救啊。。。

楼主,希望你能尽量自己写,这么多东西,肯定是属于作业的一部分了,如果你是有些句子以及单词问题不懂我们可以帮忙。请你也尽量的表现出自己肯学的一面,我们才觉得帮助你是正确的,我们不想成为一个免费翻译的板块并且作为你们不努力学习的理由,好么?

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发表于 2011-11-18 01:21:18 | 看全部
本帖最后由 aiqianglin 于 2011-11-18 00:32 编辑

这个,没多大价值的东西,抱歉

不过我知道个网站,说的非常详细,如果你看的懂意大利语的话,

http://it.wikipedia.org/wiki/Romeo_e_Giulietta


给你来段评论

Commento [modifica]
Romeo e Giulietta, tragedia della fortuna [modifica]Destino e libero arbitrio nel medioevo [modifica]Romeo e Giulietta è ancora in gran parte un dramma medievale, ancorché di argomento profano: molte di queste opere, raccontate anche in novelle parlavano dell'ascesa di re, principi e imperatori e della loro caduta per opera del fato. Lo stesso valga per le versioni più romantiche di questi racconti a fine edificante, quasi sempre storie di amanti infelici. In generale nel medioevo i difetti personali e l'autodeterminazione non avevano alcun potere nelle vicende degli uomini, regolate solo da una provvidenza spesso crudele e imperscrutabile, controparte letteraria dei vari memento mori custoditi nelle dimore medievali, dai macabri ritratti della morte ricoperta da un manto nero con una falce in mano a varie statuette sullo stesso tema.
Il Dio cristiano dei predicatori medievali è tanto imperscrutabile nel suo operato quanto terribile e severo, e così lo ritraggono alcuni tra i più grandi predicatori, da Bonvesin de la Riva a Girolamo Savonarola. L'individuo quale noi intendiamo oggi è una creazione moderna: ogni persona era considerata non in sé ma in quanto parte della comunità da cui dipendeva e a cui tutto doveva. In confronto alle epoche successive, ben poche sono le opere firmate nel medioevo, che ignorava il diritto d'autore. La mancanza della centralità dell'individuo sia a livello terreno che escatologico è probabilmente responsabile dello scarso affidamento che fa la cultura medievale sulla possibilità della volontà umana di cambiare i destini del mondo. Tanto per citare un celeberrimo passo della Divina Commedia, in cui Dante chiede a Virgilio cosa sia la fortuna:

La ruota della fortuna in De casis viris illustribus di Giovanni Boccaccio

La caduta di questi personaggi era un monito alla vanità degli uomini che si occupano troppo dei beni terreni perdendo di vista Dio, unica fonte di salvezza. Shakespeare fa un passo avanti in questo senso, introducendo nei personaggi del dramma dei difetti personali (l'avventatezza degli amanti, la passione sanguinaria per il duello di Mercuzio e Tebaldo, ecc.) ma lasciando nell'ambiguità se essi incidano fatalmente sull'esito della storia.
Interpretazioni recenti [modifica]Alcuni contestano il fatto che la fine di Romeo e Giulietta non accada per le loro debolezze ma sia soltanto il frutto di azioni di terzi o incidenti. Al contrario delle altri grandi tragedie, "Romeo e Giulietta" è più una tragedia di contrattempi e di destino beffardo. Tuttavia, altri considerano l'avventatezza e la giovinezza di Romeo e Giulietta la causa della loro morte.
L'intromissione di Romeo nel duello tra Mercuzio e Tebaldo è a fin di bene, per separarli, ma produce ironicamente la morte di Mercuzio, mentre la lettera non è recapitata a Romeo solo per colpa della peste. Infine, se solo fosse arrivato un istante dopo al cimitero dei Capuleti, Romeo avrebbe potuto sincerarsi della salute di Giulietta buttando alle ortiche la sua fiala di veleno. Che la responsabilità personale potrebbe se esercitata al meglio solo posporre il tragico destino degli amanti pare trasparire dalle numerose allusioni scespiriane, in cui si parla dell'influsso nefasto delle stelle, del timore di terremoti improvvisi e di folgori a ciel sereno. Al di là di questo quadro generale, i critici hanno formulato osservazioni non sempre concordi.
Secondo M. Garber, ad esempio, «le cause della tragedia hanno origine in quegli stessi che ne soffrono le conseguenze». Secondo questa interpretazione, il dramma sarebbe da iscrivere tra i morality plays, e la conclusione tragica sarebbe un monito per chi voglia seguire i propri desideri istintivi senza mediazioni e pazienza. J.W. Draper, sottolineando il fato avverso che guida i destini dei protagonisti, dipinge Romeo e Giulietta come «marionette» in balìa delle stelle, incapaci di contrastare ciò che è già determinato a priori. Tra queste posizioni ci sono molte sfumature, tra chi sostiene la presenza in Shakespeare di una dose di responsabilità individuale nel destino degli eroi tragici, che emergerà meglio nei drammi più maturi (G.I. Duthie) e chi riduce la vicenda a tragedia della sfortuna, trasformando il fato in puro evento casuale. (T.J. Spencer).
Stile [modifica]Tragedia o tragicommedia? [modifica]Dal punto di vista stilistico, le opinioni non sono meno contrapposte. Romeo e Giulietta è uno dei primi lavori di Shakespeare. Classificato come una tragedia, non ha le caratteristiche delle successive 'grandi tragedie' come Amleto e Macbeth.
Baldini afferma come il Romeo e Giulietta sia «... un esperimento fallito, ché i vari moduli - eufuistico, fiammingo, senechiano, e, infine, realistico - non pervengono ad armonizzarsi tra loro, ma restano vistosamente isolati...», mentre Granville-Barker definisce facilmente l'opera come tragedia lirica.
Benedetto Croce definì il dramma «tragedia d'una commedia», Wain «commedia che si conclude tragicamente» e Northrop Frye una «commedia rovesciata».
La struttura drammaturgica di Romeo e Giulietta è in effetti una via di mezzo tra una commedia (trae molto materiale dai Due gentiluomini di Verona) e una tragedia. Il sacrificio dei due amanti, al di là dell'evento tragico, ha delle ricadute positive. Sebbene al prezzo delle vite dei due giovani amanti, una faida ormai antica cessa per sempre, permettendo così di evitare ulteriori scontri che avrebbero portato ad altri morti e altro dolore. D'ora in poi, capiamo che Verona godrà di una lunga pace e che le due famiglie hanno suggellato una duratura amicizia.
Immagini e simbolismo [modifica]L'uso del contrasto tra luce ed ombra anima incessantemente le vicende di Romeo e Giulietta. Normalmente questa dinamica è percepita come contrasto tra vita e morte, amore e guerra, ma qui il rapporto si ribalta, perché se le faide tra Capuleti e Montecchi avvengono alla luce del sole, il contratto amoroso dei due amanti è suggellato prima ancora che dal matrimonio, dall'"incostante luna", sotto la quale Romeo implora la sua amante. Prima ancora della scena del balcone, alla festa dei Capuleti in cui la prima volta Romeo vede Giulietta afferma che
Più tardi, spiando Giulietta affacciata al balcone dopo essersi introdotto nel giardino dei Capuleti, giura che i suoi occhi catturano "two of the fairest stars in all the heaven", cioè "due delle stelle più belle del firmamento" (II,ii, 15). Con questi confronti Romeo sfida la bellezza di Proserpina, divinità della notte, umiliandola davanti a alla sua amante, e dal fato, che regge il destino di questi "star-cross'd lovers" sarà punito con la sua amata con la notte eterna.
Tanti sono i sinistri presagi che sembrano anticipare poco a poco la tragedia finale e che Giulietta cerca di esorcizzare attraverso l'atto del matrimonio, che dovrebbe garantire la protezione degli sposi dalle potenze degli inferi (annoverate dalla tradizione medievale tra le divinità infernali) che incombono pesantemente sulla loro vicenda.


e molto più tardi, raggiunta l'amata nella cripta:
Il riferimento alla folgore amorosa si avvera drammaticamente nella cripta di Giulietta, quando Romeo ne ammira la bellezza prima di porre fine alla sua vita.
L'amore stesso tra i due amanti è un ossimoro, un paradosso vivente che nell'impossibilità di essere risolto vince la morte stessa, ed è proprio la morte che dà vita e illumina la notte nell'estasi più grande provata da Romeo alla vista dell'amata. Ciò che il giorno aveva negato ai due amanti, dal riconoscimento della loro unione alla celebrazione di un matrimonio è alla fine concesso nella cripta, la chiesa sul cui altare trionfa l'amore più profondo, che contagia finalmente anche le loro famiglie.
L'opera, così ricca di ossimori, è in fondo essa stessa concepita in questa visione in cui i ruoli di luce e tenebre si scambiano continuamente. Il giorno assume la connotazione negativa del tempo ordinario, quello che sancisce i riti della vita sociale borghese e delle sue regole, dalle faide tra i servi alla comparsa di Paride che, promesso in sposo a Giulietta dal vecchio Capuleti, precipita gravemente la situazione dei due amanti.
Il giorno anche è il trionfo della ragione economica e degli interessi pratici (l'amore inteso come matrimonio di convenienza), dell'ordine politico che pure è pervertito per garantire unicamente gli interessi materiali dei Capuleti e dei Montecchi anche sfidando il monito di Escalo, principe di Verona, con l'uccisione del suo caro amico e parente Mercuzio. Garante di quest'ordine negativo è Marte, dio della guerra e di quel falso senso di onore che infiamma le due famiglie spargendo di sangue le strade della 'bella Verona'.
La concezione dell'amore di questa società è puramente terreno, anche se ufficialmente negato, rivelato nella sua crudezza solo dalle battute erotiche di Mercuzio alle oscenità popolane della balia. Il discorso della regina Mab è una presa in giro all'amore, e Mercuzio stesso sarà punito da Venere dalle stesse fate ed elfi da lui evocati con sarcasmo. Mercuzio non conoscerà l'amore e solo l'amore tra Romeo e Giulietta, protetti da Venere, riuscirà, pur a caro prezzo, a trascendere l'erotismo senza negarlo, sublimandolo in un sentimento più alto, perfetto nell'eternità, eterno come quest'opera che ha acquistato ormai un valore universale.
Uso del metro poetico [modifica]Come tutte le tragedie di Shakespeare, Romeo e Giulietta è scritto in versi, anche se qui non è il pentametro giambico a prevalere, ma il verso rimato, specialmente il sonetto, utilizzato ad esempio nel prologo dal coro (I,i, vv.1-14), o nel dialogo fra Giulietta e Romeo nella scena in cui si incontrano per la prima volta:

Questo sonetto (a cui si aggiunge una quartina conclusiva) raffigura Romeo come un pellegrino che arrossisce (palmer) e che prega su un'immagine della Madonna, come facevano molte persone nella prima metà del XVI secolo in Inghilterra nei santuari come quello di Nostra Signora di Walsingham.[6] Per il suo uso abbondante delle rime, il ricercato linguaggio dell'amor cortese che si accompagna ad un ricco repertorio eufuistico pieno di manierismi, per la prevalenza del carattere patetico su quello tragico, ma anche per alcune inconsistenze della trama, Romeo e Giulietta è considerato facente parte del 'periodo lirico' di Shakespeare, a fianco di altri drammi poetici come I due gentiluomini di Verona, la La commedia degli errori e Sogno di una notte di mezza estate e Riccardo II.
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