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[阅读] [精品阅读] 继续木偶奇遇记!

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发表于 2010-8-4 17:52:52 | 显示全部楼层 |阅读模式

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《木偶奇遇记》3
        3. Geppetto, tornato a casa, comincia subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino.
        Geppetto forgia il naso di Pinocchio
        La casa di Geppetto era una stanzina terrena, che pigliava luce da un sottoscala. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c'era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo, che pareva fumo davvero.
        Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.
        "Che nome gli metterò?" disse fra sé e sé. "Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio il padre, Pinocchia la madre e Pinocchi i ragazzi, e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l'elemosina."
        Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare a buono, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.
        Fatti gli occhi, figuratevi la sua maraviglia quando si accorse che gli occhi si muovevano e che lo guardavano fisso fisso.
        Geppetto, vedendosi guardare da quei due occhi di legno, se n'ebbe quasi per male, e disse con accento risentito:
        "Occhiacci di legno, perché mi guardate?"
        Nessuno rispose.
        Allora, dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere: e cresci, cresci, cresci diventò in pochi minuti un nasone che non finiva mai.
        Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo.
        Dopo il naso, gli fece la bocca.
        La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.
        "Smetti di ridere!" disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.
        "Smetti di ridere, ti ripeto!" urlò con voce minacciosa.
        Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua.
        Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.
        Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.
        Appena finite le mani, Geppetto sentì portarsi via la parrucca dal capo. Si voltò in su, e che cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.
        "Pinocchio!... rendimi subito la mia parrucca!"
        E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la messe in capo per sé, rimanendovi sotto mezzo affogato.
        A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece triste e melanconico, come non era stato mai in vita sua, e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:
        "Birba d'un figliuolo! Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!"
        E si rasciugò una lacrima.
        Restavano sempre da fare le gambe e i piedi. Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso.
        "Me lo merito!" disse allora fra sé. "Dovevo pensarci prima! Ormai è tardi!"
        Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, sul pavimento della stanza, per farlo camminare.
        Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l'altro.
        Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.
        E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti come una lepre, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.
        "Piglialo! piglialo!" urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, che correva come un barbero, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva, da non poterselo figurare.
        Alla fine, e per buona fortuna, capitò un carabiniere, il quale, sentendo tutto quello schiamazzo e credendo si trattasse di un puledro che avesse levata la mano al padrone, si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll'animo risoluto di fermarlo e di impedire il caso di maggiori disgrazie.
        Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere che barricava tutta la strada, s'ingegnò di passargli, per sorpresa, frammezzo alle gambe, e invece fece fiasco.
        Il carabiniere, senza punto smoversi, lo acciuffò pulitamente per il naso (era un nasone spropositato, che pareva fatto apposta per essere acchiappato dai carabinieri), e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale, a titolo di correzione, voleva dargli subito una buon tiratina d'orecchi. Ma figuratevi come rimase quando, nel cercargli gli orecchi, non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? Perché nella furia di scolpirlo, si era dimenticato di farglieli.
        Allora lo prese per la collottola, e, mentre lo riconduceva indietro, gli disse tentennando minacciosamente il capo:
        "Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti!"
        Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra, e non volle più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello.
        Chi ne diceva una, chi un'altra.
        "Povero burattino!, dicevano alcuni, ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo picchierebbe quell'omaccio di Geppetto!..."
        E gli altri soggiungevano malignamente:
        "Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno coi ragazzi! Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi!..."
        Insomma, tanto dissero e tanto fecero, che il carabiniere rimise in libertà Pinocchio e condusse in prigione quel pover'uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole lì per lì per difendersi, piangeva come un vitellino e nell'avviarsi verso il carcere, balbettava singhiozzando:
        "Sciagurato figliuolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!..."
        Quello che accadde dopo, è una storia da non potersi credere, e ve la racconterò in quest'altri capitoli.
第三章
                                
    杰佩托住在一间很小的地下室,只有楼梯底行道进来一点儿光。用具简单得不能再简单,
   
只有破破烂烂的一把椅子、一张床、一张小桌子。里面墙上有个小壁炉,生着火,可火是画
出来的,火上面有个锅子,锅子也是画出来的,锅子在滚得热气腾腾,热气同样是画出来的,
可画得跟真的一模一样。
  杰佩托一回家,马上拿起工具,动手就刻他的木偶。
  “给他取个什么名字呢?”杰佩托自言自语说,“我就叫他皮诺乔吧。这个名字会给他
带来幸福。我认识一家人,都叫皮诺乔:皮诺乔爸爸,皮诺乔妈妈,皮诺乔老大、老二、
老三……他们一家都过得很好,其中最富的一个讨饭吃。”
  杰佩托给木偶取好了名字,就埋头干起活来,一下子就给他刻出了头发,刻出了脑门,
刻出了眼睛。
  眼睛刚刻好,请诸位想象一下杰佩托有多么惊奇吧,他发觉这两只眼睛自己骨碌碌动
起来,接着一眨也不眨地瞪着他看。杰佩托给这双木头眼睛瞪得受不住了,生气地说:
  “木头傻眼睛,干吗瞪着我?”
  没有回答。
  做完眼睛,又做鼻子。鼻子刚做好,它就开始长起来,长啊,长啊,长啊,才几分钟,
已经变成一个很长很长的长鼻子,还没完没了地长下去。
  可怜的杰佩托拼命要把鼻子截短,可他越是截,这个鼻子就毫不客气地变得越是长。
  做完了鼻子做嘴巴。
  嘴巴还没做完,就马上张开来笑了,
  “别笑!”杰佩托生气地说。可他这句话像是对着墙说的,说了也是白搭。
  “我再说一遍,别笑!”他用吓唬他的口气大叫。
  嘴巴于是停了笑,可整条舌头都伸出来了,
  杰佩托为了不耽误工作,假装没看见,继续干他的活。
  做完嘴巴做下巴,接着做脖子,做肩膀,做肚子,做胳膊,做手。
  手刚做好,杰佩托就觉得头上的假发套给拉掉了。他抬头一看,可是看见什么啦?
只见他那头黄色假发拿在木偶的手里。
  “皮诺乔!……马上把头发还我!”
  可皮诺乔不但不把假发还他,反把它戴到自己头上。假发把他整个头套住,几乎把
他闷了个半死。
  木偶这么没规没矩,杰佩托觉得有生以来还没有这样悲伤难受过。他转脸向皮诺乔说:
  “你这个小坏蛋!还没把你做完,你已经这样不尊敬父亲了!真坏,我的孩子,你
真坏!”
  他擦掉眼泪。
  接下来只剩下做腿,做脚了。
  杰佩托把脚一做好,就感到鼻尖上给踢了一脚。
  “我这是自作自受!”杰佩托自言自语,“一开头就该想到这一点!现在已经来不
及了!”
  他抱住木偶的肢窝,把他放在地板上,要教他走路。
  皮诺乔的腿僵硬着,不会动。杰佩托搀着他的手,教他一步一步地走。
  等到腿一会动,皮诺乔就开始自己走了,接着他满屋子乱跳,最后跑出大门,蹦到
街上,溜走了。
  可怜的杰佩托在他后面追,可是追不上,因为皮诺乔这小坏蛋蹦蹦跳跳,像只野兔。
他那双木脚却在路面上劈劈啪啪,活像二十双农民的木头鞋在响。
  “抓住他!抓住他!”杰佩托大叫。可街上的人看见木偶跑得像匹小马驹,只是停
下来望着他出神,哈哈地笑啊笑啊,笑得无法形容。
  幸亏最后碰到一个警察,他听到人们吵吵闹闹,以为是一匹马驹从主人手里逃走
了,于是大胆地站在路当中,跨开一双粗腿,决心要把马拦住,免得闯大祸。
  皮诺乔远远看见警察把整条街拦住,就想在他两腿之间一下子冲过去,可是没成功,
  警察动也不用动,一把就抓住了他的鼻子(这个鼻子真长、像是特地做出来给警察
抓的),把他交还到杰佩托手里,杰佩托为了教训他,马上想狠狠拉他的耳朵,可诸位
想象一下他是多么惊讶吧:他找来找去竟行不到耳朵,诸位知道为什么吗?因为他一个
劲儿地刻啊刻啊,竟忘了给他做一对耳朵。
  杰佩托没有耳朵可抓,就抓住木偶的颈背,他要把他带回家,同时摇着头吓唬他说:
  “咱们现在回家,到了家,一定要算清咱们这笔账!”
  皮诺乔听了这句吓唬的话,马上就倒在地上,赖在那里不肯再走了。爱看热闹和无
所事事的人一下子就过来,围成了一大堆,
  大家七嘴八舌舌的。
  “可怜的木偶!”有人说,“他不肯回家是有道理的!谁知道杰佩托这坏蛋会怎么
揍他呢!……”
  又有人不怀好意地接上去说:
  “杰佩托这家伙,看着挺老实,对孩子可真凶!让这个可怜木偶落到他手里,他准
把木偶剁成碎木片!……”
  一句话,他们这么东一锤西一棒的,那位警察竟把皮诺乔放开,反倒把可怜的杰佩
托送到监狱里去了。”他一路上监狱,一路结结巴巴地哭着说:
  “该死的小鬼!我辛辛苦苦本想做出个好木偶!可结果是自讨苦吃!我本该先想
到这一点!……,
  接下来发生的事情简直叫人没法相信,我在以下各章里,将一一讲给诸位听,

《木偶奇遇记》4
        4. La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro.
        Il Grillo-parlante
        Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio, rimasto libero dalle grinfie del carabiniere, se la dava a gambe già attraverso ai campi, per far più presto a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d'acqua, tale e quale come avrebbe potuto fare un capretto o un leprottino inseguito dai cacciatori.
        Giunto dinanzi a casa, trovò l'uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.
        Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella stanza qualcuno che fece:
        "Crì-crì-crì!"
        "Chi è che mi chiama?" disse Pinocchio tutto impaurito.
        "Sono io!"
        Pinocchio si voltò e vide un grosso Grillo che saliva lentamente su su per il muro.
        "Dimmi, Grillo: e tu chi sei?"
        "Io sono il Grillo-parlante, ed abito in questa stanza da più di cent'anni."
        "Oggi però questa stanza è mia, disse il burattino, e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito, senza nemmeno voltarti indietro."
        "Io non me ne anderò di qui, rispose il Grillo, se prima non ti avrò detto una gran verità."
        "Dimmela e spìcciati."
        "Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente."
        "Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all'alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola e per amore o per forza mi toccherà studiare; e io, a dirtela in confidenza, di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido."
        "Povero grullerello! Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande un bellissimo somaro e che tutti si piglieranno gioco di te?"
        "Chétati, Grillaccio del mal'augurio!" gridò Pinocchio.
        Ma il Grillo, che era paziente e filosofo, invece di aversi a male di questa impertinenza, continuò con lo stesso tono di voce:
        "E se non ti garba di andare a scuola, perché non impari almeno un mestiere, tanto da guadagnarti onestamente un pezzo di pane?"
        "Vuoi che te lo dica?" replicò Pinocchio, che cominciava a perdere la pazienza. "Fra tutti i mestieri del mondo non ce n'è che uno solo, che veramente mi vada a genio."
        "E questo mestiere sarebbe?..."
        "Quello di mangiare, bere, dormire, divertirmi e fare dalla mattina alla sera la vita del vagabondo."
        "Per tua regola, disse il Grillo-parlante con la sua solita calma, tutti quelli che fanno codesto mestiere finiscono sempre allo spedale o in prigione."
        "Bada, Grillaccio del mal'augurio!... se mi monta la bizza, guai a te!"
        "Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!..."
        "Perché ti faccio compassione?"
        "Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la testa di legno."
        A queste ultime parole, Pinocchio saltò su tutt'infuriato e preso sul banco un martello di legno lo scagliò contro il Grillo-parlante.
        Forse non credeva nemmeno di colpirlo: ma disgraziatamente lo colse per l'appunto nel capo, tanto che il povero Grillo ebbe appena il fiato di fare crì-crì-crì, e poi rimase lì stecchito e appiccicato alla parete.
第四章
                                
    好,小朋友们,现在我来告诉大家,当可怜的杰佩托平白无辜地给送进监狱的时候,皮诺乔
这小坏蛋看见自己逃脱了警察的手,马上撒腿就跑,穿过田野,抄近路回家。他拼命地跑啊跑啊,
跳过一个个很高很高的土墩和荆棘丛,跳过一条条水沟,像只被猎人追赶的小山羊或者小野兔。
  他跑到房子前而,看见朝街的门半掩着,就推门进去,他放下门臼,卜通坐到地上,得意洋
洋地吐了一口长气。
  可他得意了也只有一眨眼的工夫,因为他听见屋子里有声音叫:
  “唧唧,唧唧!”
  “谁在叫我啊?”皮诺乔吓坏了说。
  “是我!”
  皮诺乔转过脸,看见一只大蟋蟀在墙上,正慢腾腾地往上爬。
  “告诉我,蟋蟀,你是谁。”
  “我是会说话的蟋蟀,在这屋子里已经住了百把年啦。”
  “这屋子今天是我的了,”木偶说,“如果您真肯行行好,让我高兴高兴,就请头也别回,
马上走吧。”
  “要让我走,”蟋蟀回答说,“可得让我在走以前先告诉你一个大道理。”
  “那就说吧,快点,”
  “孩子不听父母的话,任意离开家,到头来决不会有好结果!他们在这个世界上要倒霉,
迟早会后悔的,”
  “您高兴唱就下去吧,我的蟋蟀,可我明天天不亮,一准就离开这里,我要是呆在这里,
就逃不出所有孩子都会遇到的事情:把我送去上学,不是软骗就是硬来,逼着我读书。跟您
说句心里话,我一点不想读书,我更爱追蝴蝶,爬树掏鸟窝。”
  “可怜的小傻瓜!可你不知道吗,这样你会变成一头大蠢驴,所有的人都要拿你开玩笑
的?”
  “闭口吧你,你这不吉利的坏蟋蟀!”皮诺乔叫道。
  可蟋蟀又耐心又有智慧,木偶这样粗暴无礼,它一点不生气、还是用它原来的声调说:
  “你要是不爱上学,那为什么不学个什么行当,好正正直直地给自己挣块面包呢?”
  “你要我告诉你吗?”皮诺乔开始不耐烦了,回答说,“世界上所有的行当当中,只
有—个行当真正合我的心意。”
  “什么行当?”
  “就是吃、喝、睡觉,玩儿,从早逛到晚。”
  “告诉你,”会说话的蟋蟀还是那么心平行和地说,“凡是干这种行当的,最后几乎
不是进医院就是进监牢。”
  “当心点,不吉利的坏蟋蟀!……你惹我生气了可要倒霉!”
  “可怜的皮诺乔!你真叫我可怜!……”
  “我为什么叫你可怜?”
  “因为你是—个木偶,更糟的是,因为你有一个木头脑袋。”
  听了最后这句话,皮诺乔火冒三丈,猛地跳起来,打工作台上抓一个木头槌子,就向会
说话的蟋蟀扔过去。
  他也许根本不想打中它,可是真不巧,正好打中了它的头,可怜的蟋蟀只来得及叫一声
唧唧,就给打死了,贴在墙上。

《木偶奇遇记》5
        5. Pinocchio ha fame, e cerca un uovo per farsi una frittata; ma sul più bello, la frittata gli vola via dalla finestra.
        Pinocchio e il pulcino
        Intanto cominciò a farsi notte, e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiato nulla, sentì un'uggiolina allo stomaco, che somigliava moltissimo all'appetito.
        Ma l'appetito nei ragazzi cammina presto; e di fatti dopo pochi minuti l'appetito diventò fame, e la fame, dal vedere al non vedere, si convertì in una fame da lupi, una fame da tagliarsi col coltello.
        Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c'era una pentola che bolliva e fece l'atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta sul muro. Figuratevi come restò. Il suo naso, che era già lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita.
        Allora si dette a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti i ripostigli in cerca di un po' di pane, magari un po' di pan secco, un crosterello, un osso avanzato al cane, un po' di polenta muffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia, insomma di qualche cosa da masticare: ma non trovò nulla, il gran nulla, proprio nulla.
        E intanto la fame cresceva, e cresceva sempre: e il povero Pinocchio non aveva altro sollievo che quello di sbadigliare: e faceva degli sbadigli così lunghi, che qualche volta la bocca gli arrivava fino agli orecchi. E dopo avere sbadigliato, sputava, e sentiva che lo stomaco gli andava via.
        Allora piangendo e disperandosi, diceva:
        "Il Grillo-parlante aveva ragione. Ho fatto male a rivoltarmi al mio babbo e a fuggire di casa... Se il mio babbo fosse qui, ora non mi troverei a morire di sbadigli! Oh! che brutta malattia che è la fame!"
        Quand'ecco gli parve di vedere nel monte della spazzatura qualche cosa di tondo e di bianco, che somigliava tutto a un uovo di gallina. Spiccare un salto e gettarvisi sopra, fu un punto solo. Era un uovo davvero.
        La gioia del burattino è impossibile descriverla: bisogna sapersela figurare. Credendo quasi che fosse un sogno, si rigirava quest'uovo fra le mani, e lo toccava e lo baciava, e baciandolo diceva:
        "E ora come dovrò cuocerlo? Ne farò una frittata?... No, è meglio cuocerlo nel piatto!... O non sarebbe più saporito se lo friggessi in padella? O se invece lo cuocessi a uso uovo da bere? No, la più lesta di tutte è di cuocerlo nel piatto o nel tegamino: ho troppa voglia di mangiarmelo!"
        Detto fatto, pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa: messe nel tegamino, invece d'olio o di burro, un po' d'acqua: e quando l'acqua principiò a fumare, tac!... spezzò il guscio dell'uovo, e fece l'atto di scodellarvelo dentro.
        Ma invece della chiara e del torlo, scappò fuori un pulcino tutto allegro e complimentoso, il quale, facendo una bella riverenza, disse:
        "Mille grazie, signor Pinocchio, d'avermi risparmiata la fatica di rompere il guscio! Arrivederla, stia bene e tanti saluti a casa!"
        Ciò detto distese le ali e, infilata la finestra che era aperta, se ne volò via a perdita d'occhio.
        Il povero burattino rimase lì, come incantato, cogli occhi fissi, colla bocca aperta e coi gusci dell'uovo in mano. Riavutosi, peraltro, dal primo sbigottimento, cominciò a piangere, a strillare, a battere i piedi in terra, per la disperazione, e piangendo diceva:
        "Eppure il Grillo-parlante aveva ragione! Se non fossi scappato di casa e se il mio babbo fosse qua ora non mi troverei a morire di fame! Oh! che brutta malattia che è la fame..."
        E perché il corpo gli seguitava a brontolare più che mai, e non sapeva come fare a chetarlo, pensò di uscir di casa e di dare una scappata al paesello vicino, nella speranza di, trovare qualche persona caritatevole che gli avesse fatto l'elemosina di un po' di pane.
第五章
                                
    这时候天开始黑了,皮诺乔猛想起他还没吃过点东西,就觉得肚子在咕噜咕噜叫,真想吃。
  孩子是这样,一想到吃就越来越想吃,说真个的,几分钟工夫,想吃就变成了肚子饿,肚
子越来越饿,饿得他像只饿狼,饿得他肚子像刀绞。
  可怜的皮诺乔马上向壁炉扑过去,那儿有个锅子在冒热气,他打算揭开锅盖,看看里面在
煮什么,谁知那锅子是画在墙上的,诸位想象一下吧,他是多么失望啊,他那个本来已经很长
的鼻子,马上又至少长了四指。
  于是他满屋子乱跑,搜遍了所有的抽屉、所有的角落,只想找到点面包,哪怕是一丁点儿
干面包,只想找到点硬面包皮、狗啃过的骨头、发霉的玉米糊、鱼骨头、樱桃核,总而言之,
随便找到什么可以进口的东西都好,可他什么也没找到,一丁点儿东西也没找到。
  这时他肚子越来越饿,越来越饿,可怜的皮诺乔,他除了打哈欠,就毫无办法可以让肚子
好过一点儿。他的哈欠打得那么长,每一回嘴巴都一直咧到耳朵边。打完一个哈欠他就吐口水,
只觉得胃也要吐出来了。
  最后他绝望了,哭着说:
  “会说话的蟋蟀说得对,我错就错在不听爸爸的话,逃出了屋子……我爸爸要是在这儿,
这会儿我就不会一个劲儿打哈欠,人都要打死了!唉哟!肚子饿多难受啊!”
  正在这时候,他看到一堆垃圾里好像有一样东西,圆滚滚的、白花花的,完全像个鸡蛋。
他一蹦就跳了过去,扑到它上面,的的确确是个鸡蛋。
  木偶这份高兴是只可意会,无法形容的,他简直像在做梦,一个劲儿把鸡蛋捧在手上,
转过来转过去,又摸又吻,一面吻还一面说:
  “这会儿我该怎么吃这个蛋呢,煎来吃不好吗?……不,放在盘子里煮更好!……噢,
用煎锅煎最好,还有比煎鸡蛋更好吃的吗?噢,不弄熟怎么样,就生着吃?不,还是放在
盘子里煮,或者用煎锅煎好,我想吃得要命啦!”
  说干就干,他把煎锅放在一个烧炭的火盆上,在煎锅里他放的不是素油不是牛油,而
是水。等到水一冒气,卡嗒!……他敲破鸡蛋壳,就要把蛋倒进去。
  可蛋壳里倒出来的不是蛋白和蛋黄,而是一只小鸡。小鸡又快活又有礼貌,姿势优美
地鞠个躬说:
  “多谢您,皮诺乔先生,您让我省了力气,不用去弄破蛋壳啦!再见,祝您好,请代
我问候您一家人!”
  它说着拍拍翅膀,从打开的窗子飞出去,不见了。
  可怜的木偶站在那里发呆,眼睛瞪大,嘴巴张开,手里拿着两瓣鸡蛋壳。他这么愣了
一阵,等到最后清醒过来,就哇哇地又哭又叫,绝望得跺脚,一面哭一面说:
  “还是会说话的蟋蟀说得对!如果我不从家里进出去,如果我爸爸在这儿,这会儿我
就不会饿得要命了!噢,肚子饿多难受啊!”
  肚子继续咕噜咕噜响,越响越厉害,他又不知道该怎么办才叫它不响,他觉得还是
离开屋子,到隔壁村子去看看,巴望能碰到个好心人,会施舍点面包给他吃吃。

《木偶奇遇记》6
        6. Pinocchio si addormenta coi piedi sul caldano, e la mattina dopo si sveglia coi piedi tutti bruciati.
        Pinocchio riceve una catinellata d'acqua
        Per l'appunto era una nottataccia d'inferno. Tuonava forte forte, lampeggiava come se il cielo pigliasse fuoco, e un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente e sollevando un immenso nuvolo di polvere, faceva stridere e cigolare tutti gli alberi della campagna. Pinocchio aveva una gran paura dei tuoni e dei lampi: se non che la fame era più forte della paura: motivo per cui accostò l'uscio di casa, e presa la carriera, in un centinaio di salti arrivò fino al paese, colla lingua fuori e col fiato grosso, come un cane da caccia.
        Ma trovò tutto buio e tutto deserto. Le botteghe erano chiuse; le porte di casa chiuse; le finestre chiuse; e nella strada nemmeno un cane. Pareva il paese dei morti.
        Allora Pinocchio, preso dalla disperazione e dalla fame, si attaccò al campanello d'una casa, e cominciò a suonare a distesa, dicendo dentro di sé:
        "Qualcuno si affaccerà."
        Difatti si affacciò un vecchino, col berretto da notte in capo, il quale gridò tutto stizzito:
        "Che cosa volete a quest'ora?"
        "Che mi fareste il piacere di darmi un po' di pane?"
        "Aspettami costì che torno subito", rispose il vecchino, credendo di aver da fare con qualcuno di quei ragazzacci rompicollo che si divertono di notte a suonare i campanelli delle case, per molestare la gente per bene, che se la dorme tranquillamente.
        Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì e la voce del solito vecchino gridò a Pinocchio:
        "Fatti sotto e para il cappello."
        Pinocchio si levò subito il suo cappelluccio; ma mentre faceva l'atto di pararlo, sentì pioversi addosso un'enorme catinellata d'acqua che lo annaffiò tutto dalla testa ai piedi, come se fosse un vaso di giranio appassito.
        Tornò a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame: e perché non aveva più forza di reggersi ritto, si pose a sedere, appoggiando i piedi fradici e impillaccherati sopra un caldano pieno di brace accesa.
        E lì si addormentò; e nel dormire, i piedi che erano di legno, gli presero fuoco e adagio adagio gli si carbonizzarono e diventarono cenere.
        E Pinocchio seguitava a dormire e a russare, come se i suoi piedi fossero quelli d'un altro. Finalmente sul far del giorno si svegliò, perché qualcuno aveva bussato alla porta.
        "Chi è?" domandò sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
        "Sono io", rispose una voce.
        Quella voce era la voce di Geppetto.
                                第六章
                                
    这真是个可怕的冬夜,雷声隆隆,电光闪闪,整个天空好像着了火,寒冷彻骨的狂风卷
   
起滚滚的灰尘,吹得田野上所有的树木刷拉刷拉直响。
  皮诺乔最怕打雷闪电,可肚子饿比打雷闪电更可怕。因此他掩上门,撒腿就跑,蹦上
那么百来蹦,来到一个村子,他舌头也吐了出来,上气不接下气,活像一只猎犬。
  可村子里一片漆黑,人影也没有一个,铺子都关上了门。一家家也关上了门,关上了窗
子,街上连一只狗也没有,整个村子像死了似的。
  皮诺乔又是绝望又是肚子饿,于是去拉一户人家的门铃,他丁零丁零拉个不停.心里说:
  “总会有人朝外看看的。”
  果然,有人打开了窗子朝下看,这是个老头儿,戴一顶睡帽,气乎乎地大叫:
  “这么深更半夜的,要干什么?”
  “请做做好事,给我点面包行吗?”
  “你等着吧,我就下来。”老头儿回答着,心想准碰上了小坏蛋,深更半夜来开玩笑。
人家好好地睡觉,他却来拉门铃捉弄老实人,
  过了半分钟,窗子又打开了,还是那个老头儿的声音对皮诺乔叫道:
  “你在下面站着,把帽子拿好。”
  皮诺乔还没有帽子,他马上走到窗子底下,只觉得一大盆水直泼下来,把他从头淋到
脚,好像他是一盆枯萎的天竺葵似的。
  皮诺乔像只落汤鸡似地回家里,他又累又饿,一点力气也没有了。他再没力气站着,
干是坐下来,把两只又湿又脏、满是烂泥的脚搁到烧炭的火盆上,
  他就这样睡着了,他睡着的时候,一双木头脚给火烧着,一点一点烧成了炭,烧成了灰。
  皮诺乔只管睡他的大觉,咕啊咕啊地打呼,好像这双脚不是他的,是别人的,他直到
天亮才一下醒来,因为听见有人敲门,
  “谁呀?”他打着哈欠,擦着眼睛问,

  “是我,”一个声音回答。
  这是杰佩托的声音。

《木偶奇遇记》7

        7. Geppetto torna a casa, rifà i piedi al burattino e gli dà la colazione che il pover'uomo aveva portata con sé.
        Geppetto abbraccia Pinocchio che ha i piedi bruciati
        Il povero Pinocchio, che aveva sempre gli occhi fra il sonno, non s'era ancora avvisto dei piedi, che gli si erano tutti bruciati: per cui appena sentì la voce di suo padre, schizzò giù dallo sgabello per correre a tirare il paletto; ma invece, dopo due o tre traballoni, cadde di picchio tutto lungo disteso sul pavimento.
        E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco di mestoli, cascato da un quinto piano.
        "Aprimi!" intanto gridava Geppetto dalla strada.
        "Babbo mio, non posso", rispondeva il burattino piangendo e ruzzolandosi per terra.
        "Perché non puoi?"
        "Perché mi hanno mangiato i piedi."
        "E chi te li ha mangiati?"
        "Il gatto", disse Pinocchio, vedendo il gatto che colle zampine davanti si divertiva a far ballare alcuni trucioli di legno.
        "Aprimi, ti dico!" ripeté Geppetto, "se no quando vengo in casa, il gatto te lo do io!"
        "Non posso star ritto, credetelo. O povero me! povero me che mi toccherà a camminare coi ginocchi per tutta la vita!..."
        Geppetto, credendo che tutti questi piagnistei fossero un'altra monelleria del burattino, pensò bene di farla finita, e arrampicatosi su per il muro, entrò in casa dalla finestra.
        Da principio voleva dire e voleva fare: ma poi quando vide il suo Pinocchio sdraiato in terra e rimasto senza piedi davvero, allora sentì intenerirsi; e presolo subito in collo, si dette a baciarlo e a fargli mille carezze e mille moine, e, coi luccioloni che gli cascavano giù per le gote, gli disse singhiozzando:
        "Pinocchiuccio mio! Com'è che ti sei bruciato i piedi?"
        "Non lo so, babbo, ma credetelo che è stata una nottata d'inferno e me ne ricorderò fin che campo. Tonava, balenava e io avevo una gran fame e allora il Grillo-parlante mi disse: "Ti sta bene; sei stato cattivo, e te lo meriti", e io gli dissi: "Bada, Grillo!...", e lui mi disse: "Tu sei un burattino e hai la testa di legno" e io gli tirai un martello di legno, e lui morì, ma la colpa fu sua, perché io non volevo ammazzarlo, prova ne sia che messi un tegamino sulla brace accesa del caldano, ma il pulcino scappò fuori e disse: "Arrivedella... e tanti saluti a casa" e la fame cresceva sempre, motivo per cui quel vecchino col berretto da notte, affacciandosi alla finestra mi disse: "Fatti sotto e para il cappello" e io con quella catinellata d'acqua sul capo, perché il chiedere un po' di pane non è vergogna, non è vero? me ne tornai subito a casa, e perché avevo sempre una gran fame, messi i piedi sul caldano per rasciugarmi, e voi siete tornato, e me li sono trovati bruciati, e intanto la fame l'ho sempre e i piedi non li ho più! Ih!... Ih!... Ih!... Ih!..."
        E il povero Pinocchio cominciò a piangere e a berciare così forte, che lo sentivano da cinque chilometri lontano.
        Geppetto, che di tutto quel discorso arruffato aveva capito una cosa sola, cioè che il burattino sentiva morirsi dalla gran fame, tirò fuori di tasca tre pere, e porgendogliele, disse:
        "Queste tre pere erano per la mia colazione: ma io te le do volentieri. Mangiale, e buon pro ti faccia."
        "Se volete che le mangi, fatemi il piacere di sbucciarle."
        "Sbucciarle?" replicò Geppetto meravigliato. "Non avrei mai creduto, ragazzo, mio, che tu fossi così boccuccia e così schizzinoso di palato. Male! In questo mondo, fin da bambini, bisogna avvezzarsi abboccati e a saper mangiare di tutto, perché non si sa mai quel che ci può capitare. I casi son tanti!..."
        "Voi direte bene, soggiunse Pinocchio, ma io non mangerò mai una frutta, che non sia sbucciata. Le bucce non le posso soffrire."
        E quel buon uomo di Geppetto, cavato fuori un coltellino, e armatosi di santa pazienza, sbucciò le tre pere, e pose tutte le bucce sopra un angolo della tavola.
        Quando Pinocchio in due bocconi ebbe mangiata la prima pera, fece l'atto di buttar via il torsolo: ma Geppetto gli trattenne il braccio, dicendogli:
        "Non lo buttar via: tutto in questo mondo può far comodo."
        "Ma io il torsolo non lo mangio davvero!..." gridò il burattino, rivoltandosi come una vipera.
        "Chi lo sa! I casi son tanti!..." ripeté Geppetto, senza riscaldarsi.
        Fatto sta che i tre torsoli, invece di essere gettati fuori dalla finestra, vennero posati sull'angolo della tavola in compagnia delle bucce.
        Mangiate o, per dir meglio, divorate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimo sbadiglio e disse piagnucolando:
        "Ho dell'altra fame!"
        "Ma io, ragazzo mio, non ho più nulla da darti."
        "Proprio nulla, nulla?"
        "Ci avrei soltanto queste bucce e questi torsoli di pera."
        "Pazienza!" disse Pinocchio, "se non c'è altro, mangerò una buccia."
        E cominciò a masticare. Da principio storse un po' la bocca; ma poi, una dietro l'altra, spolverò in un soffio tutte le bucce: e dopo le bucce, anche i torsoli, e quand'ebbe finito di mangiare ogni cosa, si batté tutto contento le mani sul corpo, e disse gongolando:
        "Ora sì che sto bene!"
        "Vedi dunque, osservò Geppetto, che avevo ragione io quando ti dicevo che non bisogna avvezzarsi né troppo sofistici né troppo delicati di palato. Caro mio, non si sa mai quel che ci può capitare in questo mondo. I casi son tanti!..."

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发表于 2014-12-21 12:35:34 | 显示全部楼层
真正的强者啊
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